Founder & CEO Cam.TV
I principi della Sharing Economy
Condividere: è questa la parola d’ordine che contraddistingue l’epoca che stiamo vivendo. Tramontati ormai i vecchi ed obsoleti paradigmi economici basati sul profitto individuale, oggi nascono e si sviluppano modelli alternativi basati su un concetto “rivoluzionario”: l’economia collaborativa...
Una piccola rivoluzione è in atto nella nostra vita quotidiana, ma se non ci fermiamo un attimo a pensarci potremmo non rendercene conto. Attraverso il sistema della “Sharing Economy” (Economia della Condivisione) noi oggi siamo in grado di entrare in relazione con altre persone scambiando beni, servizi e competenze.
Il modo in cui questo avviene è diverso a seconda della tipologia di beni o servizi, ma la “ratio” è la stessa: far incontrare domanda e offerta e perfezionare uno scambio che si riveli vantaggioso per entrambe le parti.
Nella Sharing Economy il web riveste un ruolo fondamentale: oggi sono davvero tante le piattaforme digitali che, a fronte di un’iscrizione (gratuita) offrono la possibilità agli utenti di trovare una persona con cui condividere un viaggio in macchina (hai mai sentito parlare di Bla Bla Car?), una stanza per trascorrere un breve periodo di vacanza, un divano sul quale dormire una notte, ecc.
La “rivoluzione” della Sharing Economy è in atto ormai e poche persone avrebbero immaginato, anche solo una decina di anni fa, alla nascita di un’economia slegata dai concetti di proprietà e possesso e basata invece sul valore della condivisione e dell’accesso ai beni e servizi in maniera meno rigida e strutturata.
Oggi esistono diversi modelli di Sharing Economy e in ciascuno di essi, ciò che fa la davvero la differenza è la relazione che si instaura tra le persone, il senso di fiducia che si crea tra gli utenti/iscritti ad una piattaforma di scambio e la formazione di una Community che fornisce giudizi sui servizi offerti al fine di migliorarne la fruizione da parte di altri (attraverso la formazione di una “reputazione” di chi offre servizi in Rete).
Economia collaborativa e utilità sociale
Un’economia di questo tipo, basata appunto sullo scambio e la condivisione, permette a chiunque di entrare nel Sistema rivestendo il ruolo di consumatore/produttore. Il fenomeno Airbnb (sito di scambio di case) ha fornito l’occasione a tante persone come casalinghe o pensionati di mettersi in gioco e conoscere i meccanismi del marketing, dell’accoglienza e le regole che stanno alla base di una piccola impresa ricettiva. Nel contempo, Airbnb si è dimostrato uno strumento valido per fronteggiare la crisi economica, attraverso la condivisione e affitto di camere e alloggi.
L’utilità sociale della Sharing Economy è sotto gli occhi di tutti. Attraverso sistemi come il car pooling, il cohousing, gli asili di quartiere, i mercati del riuso, non solo si produce reddito, ma si consolidano i rapporti sociali e le reti dei legami, cosa assai importante, soprattutto nelle grandi città.
Questo modello “fra pari” ha fatto sì che nel mercato economico in generale potessero entrare anche nuove figure professionali che forniscono servizi. Il problema è che queste professionalità vanno regolamentate ex novo, e non applicando la legislazione tradizionale, che finirebbe per penalizzarle.
Dove ci porterà l’economia della condivisione?
L’industrializzazione selvaggia e il capitalismo esasperato hanno provocato i danni che tutti conosciamo bene, inasprendo la rivalità e i conflitti sociali. Disastri ambientali e crisi economica dilagante sono lo “scotto” che dobbiamo pagare per gli errori commessi da chi, nel passato, ha pensato che i modelli tradizionali di sviluppo non sarebbero mai stati soppiantati.
Una economia che nasce “dal basso” ma che punta in alto è la risposta positiva di questo nostro tempo. I dati sulla Sharing Economy sono ottimistici: il futuro è di chi impara a condividere, riutilizzare, scambiare.